Plauto come era solito fare all'epoca, attuò per scrivere le sue opere la "contaminatio" prendendo come modello una commedia greca ma inserendoci personaggi e situazioni appartenenti ad altre opere. Egli, inoltre, scrisse delle palliate, ma per renderle più divertenti faceva numerosi riferimenti a Roma, con i personaggi che nominavano luoghi, istituzioni, figure e tradizioni tipicamente romane, pur trovandosi in Grecia. Il commediografo, inoltre, non dava particolare importanza all'armonia e all'organicità delle opere che scriveva, a differenza di Terenzio, poiché si soffermava sulla comicità delle singole scene. Usava un linguaggio arcaico, ricco di giochi di parole, termini volgari, espressioni tipicamente romane, doppi sensi e, addirittura, se non trovava delle parole che esprimessero perfettamente la situazione, le inventava lui facendo combaciare termini tra loro. Un terzo delle sue commedie, inoltre, è dedicato alla musica: gran parte delle battute, infatti erano accompagnate da pezzi musicali, altre venivano, invece ,direttamente cantate, erano fatte anche delle coreografie e c'era un coro che cantava opere allegre in sottofondo.